Boris Mikhailov nasce nella città ucraina di Kharkiv nell’Agosto del 1938.
Vien sin da subito considerato un ribelle perché non accetta le idee imposte dal regime sovietico; egli manifesta il proprio disappunto attraverso le immagini e la fotografia. Negli anni Sessanta è accusato di diffondere messaggi scomodi e di pornografia, al punto che, gli agenti segreti del KGB scoprono alcuni scatti di nudo della moglie e lo costringono ad allontanarsi dal posto di lavoro, conseguentemente venne licenziato (era un ingegnere nella fabbrica di Kharkiv in Ucraina).
Nella sua lunga carriera il fotografo ucraino ha raccontato immagini di nudità, visioni che ridicolizzavano il regime, ritraendo immagini di architettura imponenti diventate simbolo di disfatta, parate ufficiali del Partito Comunista mescolate con immagini di strada e momenti tratti dalla vita quotidiana.
Oltre 300 opere saranno in mostra presso Camera Torino dove saranno presenti le tappe principali della lunga carriera di Mikhailov: dagli anni Sessanta sino alle recenti manifestazioni in Ucraina. Il fotografo utilizza diversi linguaggi dal ritaglio delle immagine fotografiche, agli inserti pittorici sulle immagini, alla sovrapposizione di negativi, all’interazione di immagini e testi. Per questo motivo non si può considerare solo un semplice fotografo, ma molto di più è un’artista che sperimenta e sopratutto documenta.
Dopo il crollo dell’Unione Sovietica Mikhailov si sente libero di raccontare i disastri e le conseguenze sulle persone, documenta gli ultimi cinquant’anni di storia dell’Ucraina , fatta di povertà ed insicurezza. In uno dei suoi lavori, forse il più famoso, “Case History”attraverso le storie dei senza tetto, ha tirato fuori quella “bellezza del terribile” ed ha raccontato un’epoca facendo debuttare la realtà sul palcoscenico. Con questi scatti Mikhailov ha fornito uno spaccato fatto di crude realtà, appare il tutto come “un mondo vergognoso” popolato da queste creature che non sembrano neanche più esseri umani ma bensì esseri viventi orribili e spaventoso.